martedì 6 gennaio 2015

Alla scoperta di Napoli (1/4)

Viaggio scomodo e traballante. Beh, era un treno, non mi potevo aspettare di meglio. Unica pecca, al posto di avere una cuccetta mi sono beccato una poltrona e credetemi, 11 ore di viaggio in poltrona TORINO-NAPOLI sono massacranti.

Verso metà tragitto circa, si aggrega in cabina una equadoregna. Di primo acchito mi pareva vietnamita, vai a capire..
Fatto sta che non racconto nulla di ciò che la tizia, cui sopra, disse ad una coppia sposata e con bambina seduti di fronte a me, ma dico solo che sarà ottimo per un futuro racconto breve. Una sola parola, inquietante..


Passano la ore nel dormiveglia, più dormi che veglia. Mi desto diverse volte, rompendo altrettante la mia dolcissima Caterina. Messaggi senza senso e voglia impossibile di incontrarla; finalmente dopo due mesi di fitta corrispondenza in un italiano che oramai solo nei libri di scuola viene letto, e parlato dalle nostre uniche due bocche.

Fatalità mi sveglio arrivato ad Aversa, proprio dove dovevo scendere, và che culo!
Tutto inferrajuolato con valigia appresso scendo dal treno; un freddo che fa invidia alla mia cara Torino.
Esco dalla stazione e attendo. Cerco da subito di godermi case, strade e volti. Perché alla fine una vacanza è quello, assorbire ciò che tu nella tua terra patria non puoi godere, o forse sbaglio?

Dopo circa 15 minuti d'attesa ed un messaggio: "Sto arrivando alla stazione!", eccola.

Ecco, ora vorrei aprire una parentesi. Avete presente quando dal nulla, in mezzo al nulla e da soli, completamente soli, sentite qualcosa rintoccare? E dannazione, non è orario nemmeno di messa o vai a capire cosa.
Ecco, capite cosa vuol dire rimanere folgorati, cercando di mantenere l'autocontrollo per non saltarle addosso per quanto fosse (ed è) bella? Vi do solo delle indicazioni.
Occhi verde smeraldo ed azzurro lapislazzuli. Capelli biondi con ciocche castano chiaro che la fanno sembrare una fottuta Atena in terra. Un sorriso formato non da denti di donna, ma avorio! Giuro, era un avorio perfetto, un sorriso che persino Apollo....invidierebbe.
Per non parlare delle mani, lunghe ed affusolate e del suo accento, totalmente diverso dal mio e pieno di calore e sensualità tanto che nessuno donna ma m'hai attratto tanto.
Sono cresciuto, e lo posso dire con sicurezza. Lei è ciò che di più bello i miei occhi abbiano mai visto. Non so perché il destino ha voluto che ci incontrassimo, ma certamente con quanto dirò in seguito e nei prossimi episodi, ebbene..si capirà che anche se distanti, sembriamo una cosa sola, separata alla nascita.

Avete presente quegli insetti che per riprodursi hanno bisogno di impollinare un dato fiore e quest'ultimo per prolificare ha bisogno a sua volta di quella data ape? Ecco. Si chiama simbiosi, e giuro che non so come spiegarmi tutto ciò. Ma andiamo avanti, per Giove, l'ho appena vista e già ho i neuroni in frantumi.

Non era sola, era venuta con un'amica, non dico fosse scontato ma quasi, normale direi. D'altronde ero uno sconosciuto (che ora è conosciutissimo..). Bacio sulle guance e..
d.-ciao, piacere Damiano-, prima verso la mia donna e poi verso la sua amica.
c -ciao!-
amica -ciao-.

Subito qualche battuta ma poi cala il silenzio. Ammetto essere stato imbarazzato un po'. Lei uscire con me, ma dai, impossibile (eppure..). Dopo qualche brioche accompagniamo la sua amica alla Mondadori. Aspettiamo fuori. Non vi dico gente la voglia assurda di baciare quelle labbra mentre con anima e corpo a sprofondare in quegli occhi. Ma niente, sfuma la possibilità. Entro con lei nel negozio e ci troviamo a guardare copertine di libri. E se fino ad adesso sono passato per maniaco sessuale, cosa che lei mi recriminerà sempre, ora tiro fuori il lato "buono" di me. Vediamo un caterva di libri, e per la prima volta, dal vivo cominciamo a discutere a riguardo. Non vi dico la gioia. Sentirla ragionare con me, anche per inezie, cose stupidissime ove però entrambi, vogliosi di imparare l'uno dall'altra, ci ascoltiamo vicendevolmente per poi capirci e crescere.

Fortuna vuole che dopo un poco ci sbarazziamo dell'amica e che in fretta e furia, io a seguirla, sempre a seguirla, andiamo a prendere la metro, direzione Piscinola-Scampia per poi fare cambio con l'altra metro direzione Napoli, per l'esattezza fermata Toledo.

Sulla metro, magari sbaglio, magari no, ma già avvertivo i suoi sguardi, un poco imbarazzati, i suoi sorrisi accennati come una Venere che godereccia brulicava la pelle nelle acque calde e turbolenti. E già ne ero innamorato, ma lei ancora non lo sapeva, o forse si?

I posti sono tanti, il tempo no. Vediamo  statue, piazze, panorami, castello, teatro, negozi, vie e chi più ne ha più ne metta. E ad ogni suo sguardo morivo dentro. Morivo come quando senti il naso infrangersi e chiudersi perché una lacrima si sta sforzando di uscire. Io morivo.
Durante la visita ad una galleria cui non ricordo il nome (..Vittorio Emanuele forse?) un tizio che voleva sganciassi qualcosina, ci ferma e ci guarda.
X: -che bella ragazza. devi sposarla caro mio, è un angelo.-

Ma boia faus, lo vieni a dire a me?! E tieni giù lo sguardo che me la consumi maledizione!!
Lo so è impossibile non guardala, è un po come un neo in fronte (per questo paragone sento già del male fisico..).
Riusciamo a scappare dal venditore balengo e dopo mille peripezie e km mi porta "ammare". Bellissimo. Rimango catafratto e sibaritico. Incredibile. Un mare così blu. e i suoi occhi così azzurri...ahh.

Di li sento lo scorrere del tempo sulle dita, sulla schiena, sulle labbra. Sento che più la guardo e più il sole la illumina, più per me diventa una calamita. La voglia diventa smania e il desiderio diventa possesso.
Tergiverso per un poco. Parliamo di storia, di natura, mare, gabbiani. Vediamo una tartaruga e dopo esserci domandati in primis il perché della sua presenza, giù di foto con il suo citofono. Soprannome date da lei al suo Lumia per la grandezza spropositata.

Ma ad un certo punto mi sento alla stregua di Maccio Capatonda: "mobbasta-veramente-però". E che cadano gli dei, i cieli e l'Olimpo. Che Dio mi fulmini all'istante per questo peccato di lussuria, ma devo avere le sue labbra.
Dopo un secondo, alzo la mano, la porto al lato del suo viso e carezzandola, avvicino le labbra alle sue. Lei non mi fa fare tutta la strada, mi aiuta e mi viene incontro.

Che suono angelico, non potete immaginare. Ho cominciato a sentire l'overture della Travita mista all'Ottimista di Venditti. Divino.

Rimaniamo uniti labbra a labbra, corpo a corpo per circa 20 minuti. Come potevo dire basta? E come poteva dirlo lei?
Non si poteva. Rimaniamo rapiti l'un dell'altra e ci lasciamo cullare dai nostri sapori mentre il mare si frantuma sui flangiflutti pietrosi e i gabbiani con il loro stridire paiono arpe celesti. I nostri piedi a morir sul mare libero perché seduti sul bordo del parapetto. E le nostre braccia calde avvinghiate tra noi.

Che dirvi carissimi. Sinceramente questa è stata la giornata più bella della mia vita. Perché? Perché trovare l'anima gemella è impossibile, ma alle volte capita. E fidatevi che sono uno molto razionale. Quindi averla davanti con le sue parole, i suoi pensieri, le sue idee pulsanti e fresche e la sua voce che quando canta mi fa volare in aria come fossi un palloncino pieno di elio, ebbene, a me fa stare da Dio.

Ciò che è successo dopo non importa. Simo tornati indietro e ci siamo strappati qualche bacio tra lo sguardo invidioso e bramoso della gente. Ma ciò che è stato davvero notevole fu il suggello del nostro volersi reciprocamente. Lei è mia quanto Io sono suo. Semplice come una proporzione.

Napoli, questa prima giornata mi hai fatto volare. E domani?
Arrivederci alla seconda giornata..

D.G.

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