giovedì 26 giugno 2014

giovedì 5 giugno 2014

Parole, kebab e anima

Lunedì. Lunedì 2 giugno.
Doveva essere un giorno fatidico e così poi si è rivelato.

Non mi aspettavo i classici incontri e dialoghi che come sempre colmano la mia vita "a manetta".
Dopo quella giornata sono ancora più convinto che, tutto sommato, le nostre vite sono predestinate a seguire un percorso. Ma non pensate ad un "è già tutto scritto", magari in un altro frangente ci scriverò sopra.
Ma adesso a noi. Popcorn, patatine e ragazza? avete tutto? Ok, ora accomodatevi e ascoltate la novella.

Finalmente, dopo 2 "facciamo un altro giorno?", quel benedetto lunedì, era arrivato. Dovevamo vederci sotto casa sua per mettere in chiaro: "stiamo assieme? non stiamo assieme? cosa non è andato bene?".
Vorrei subito partire con una qualche disgrazia cui sono solito, ma fortuna vuole che non ebbi il tempo di attraversare la stradina che separa la mia via dagli interni, che un bus, il 50, arrivare lesto alle mie spalle.
Non ci penso un attimo, mi giro e mi fiondo verso la porta. Il guidatore fra poco accoppava 'na vecchietta che trascinava il carrello della spesa a mo' di sacco di patate.

Salgo su e nel frattempo su whatsapp, parlo con i miei 4 amici nel gruppo denominato "Bro-becue", anche qui mi toccherà aprire un'altra parentesi per illustrare la genialità della parola.

A metà percorso, deviato in aggiunta, tra l'odore acre di zingaro che stringeva alla gola tanti erano e tanto erano vicini, una rumena con le tette quasi totalmente di fuori e le scritte "AL FUOCO I CIE" che mi accompagnavano, finalmente la prima disavventura.

Mancavo di biglietto mensile buon cielo! Scadendo il giorno prima, la mia imperizia e svogliatezza non hanno lavorato per andare a caricarlo e quindi lasciando in balia di qualche presunto controllore che nascosto, con un balzo (?) (perché un balzo?) sarebbe salito minacciando me e la mia famiglia e tutta la mia generazione di multa. I giochi vanno per la meglio e mi ritrovo in centro senza un biglietto valido ed un bus da prendere, il 68, sul quale avevo già visto spesso e volentieri i controllori assieme ad i vigili; fare le multe si intende, non andare allegramente in giro a braccetto.

Così m'affrettai orologio al polso, rimasto fermo per la mia ignoranza/idiozia 3 molesti mesi, verso il primo tabacchino in vista. Caricai l'abbonamento, 21 euro, e mi fiondai sul bus che poco dopo si fece presente all'appello. Inutile dire che oramai le ore 15.00 erano passate, così arrivai in ritardo.

Che buon cielo poteva succedere nel giorno in cui dovevo parlare con la mia (ex?)ragazza? Non becco suo padre? Mi vede, mi saluta, contraccambio e dopo avermi chiesto -tutto bene?-, come sempre fissandomi negli occhi e con una perenne fottuta soggezione (non so il perché), risposi -si dai, si galleggia tutto sommato-. Lo aiutai a controllare la luce dell stop posteriore sinistra e dopo ciò ci mettemmo a dialogare felicemente del più e del meno.

Nel frattempo prima di vedere il padre della mia lei, avevo scritto a quest'ultima che ero sotto, senza accorgermi che successivamente mi mandò qualcosa come 6 messaggi imprecando sulla mia testa per il fatto che suo padre mi avesse visto, del tipo "ma era proprio necessario?" oppure "mi vuoi aspettare a quel cazzo di giardino?" tirando fuori un linguaggio volgare che mi fa rabbrividire e che usa da un po' di mesi a questa parte, cosa deplorevole, soprattutto per una donna. But however, suo padre mentre stavamo parlando la vede e io salutandolo le vado incontro.
-Andiamo di là che qui mi sento oppressa-, (comunque ciao eh) -ok!-.

Lunga la strada fino al parco Ruffini che tra una cosa e l'altra è stata occasione per testare i suo sentimenti.
Taglio egregiamente i fatti nostri dicendo che dopo esserci sparati addosso senza giubbotto anti-proiettile, dopo aver riso e dopo esserci calmati abbiamo avuto modo ed occasione finalmente di trovare tutte le varie problematiche che ci hanno portato in 'sta situazione balenga.
La accompagno fino a casa, nemmeno un bacio durante tutta la giornata...uff, tristezza, ero abituato alle sue dolci labbra a tenerla stretta per i fianchi........madooooooooo. Soprassedo. Soprassedo?? col cazzo! Il suo profumo intenso...la sua pelle vellutata, i suoi occhi neri che mi facevo sprofondare nei buchi neri della mia anima e che quando infranti dalla luce del sole davano vita assieme ai suoi castani capelli ad un fragore di profumi per la mia mente....vabbeh!

La lasciai, felice (io) per come andarono le cose e mi diressi verso il 15. Dopo essermi seduto affianco ad una vietnamita (mi perseguitano questi vietnamiti), comincia a smanettare sul mio smartphone (che sta a significare telefono intelligente per chi non ne fosse a conoscenza), un Sony Xperia P al quale ho cambiato da poco il vetro...anche li, una storia tutta sua.

Finita la mezz'ora di viaggio ed arrivato in centro mi dico -ho voglia di un sano(?) kebab-. Il migliore, ed unico in assoluto che fa i migliori kebab di Torino è lui e non ci sono cazzi che tengano. Si trova in via Palazzo di città, 30 metri partendo da Piazza Castello ed andando verso il Comune.

Così entro e chiedo al kebabbaro (mi accorgo solo ora di non conoscere il nome del tipo...) di farmi un kebab con tutto. Mi vado ad assidere ed in poco tempo e molto zelo arriva come una scheggia con il mio kebab e altri due destinati ad una coppia interrazziale francese, lei nera lui bianco.

Dopo aver posato il vassoio, vede i due libri che mi stavo portando appresso, e scherzando [alle volte fa delle battute che persino io non capisco (sarà che parla mezzo turco)],  dice -e questi sono da buttare??- ed io -noooo per giove! sono di mio nonno!-.

E da lì si è aperta una voragine. Si è parlato della bibbia in ebraico che ho (o meglio ha mio nonno) risalente al 1889, del fatto che lui non potendo muoversi, visto che sta sempre dietro il bancone legge molto, soprattutto a casa. Poi mi fa presente che vorrebbe leggere in italiano ma trovando parecchia difficoltà nel capire le parole e l'unione delle stesse fra loro evita di leggere nella nostra lingua, con grande rammarico e ritornando ai suoi libri in arabo. Il punto è che lui, vorrebbe leggere cose più profonde dei romanzi sempliciotti che trova in lingua originale, ma qui a Torino non ha idea di dove potrebbe rivolgersi. Così, dopo avergli detto che mi sarei informato, legge i titoli dei libri che portavo con me e mi chiede -cosa vuol dire "La società di massa e la sua cultura"-. Mi sono soffermato e gli ho spiegato prima di tutto il significato delle varie parole e poi in linea generale cos'è la massa e come viene diretta e dirottata verso concetti e altro, scelti da terzi. Siamo così arrivati a parlare di religione, politica e civiltà.

La cosa che più mi ha affascinato e che credo che mi rimarrà impressa a lungo è stata quando ha detto -perché sai, io sono qui, tu sei qui, ma ciò non toglie che noi siamo tutto. La conoscenza è tutto e a noi manca quello che non conosciamo. Per quello leggo, per quel motivo voglio sapere. Non ho avuto modo di continuare le scuole è stato un peccato si, però ora sento la necessità di riempire i buchi di sapienza interiore ed esteriore che di un umano fanno un uomo (quest'ultima l'ho aggiunta io, perché il senso è quello).- e poi arriviamo al culmine quando mi dice -io sono io, io sono arabo, tu sei italiano, ma noi siamo tutto, noi siamo indiani, cinesi, americani, africani, tutto! Se noi ci mettiamo dietro una barriera razziale, per noi è finita, per la nostra mente è finita. Per noi, in qualità di uomini, tutto ciò cui potremmo arricchire la nostra anima rimarrebbe per sempre incolto, ecco mettiamola così.-

Stupendo, davvero, stupendo. Non pensavo che una tesina sulla cultura di massa che dovrà portare la mia donna all'esame mi avrebbe aperto una strada come questa. Capite ora perché penso che le vite siano predestinate?

Mio nonno 50 anni fa DOVEVA comprare quei libri. Io DOVEVO conoscere il kebabbaro e la mia donna. La mia donna DOVEVA fare la tesina sulla cultura di massa. Il giorno fatidico per vederci e discutere dei nostri problemi, non poteva essere alcun altro, bensì DOVEVA essere quel lunedì. E la mia lei, DOVEVA ricordami di prendere i libri che le avevo detto di tenere in borsa perché in mano pesavano ( :p ) e che volontariamente volevo dimenticare da lei come pretesto per vederla un altro giorno. Quindi, grazie amore.

Come è stato questo fatidico 02/06/2014?
Bellissimo, le cose inaspettate sono le più belle d'altronde.

Damiano Grilli