mercoledì 28 maggio 2014

Un giorno, un film (tutto in 6 ore)

La giornata doveva essere spasmodica. Mi sono svegliato male, malissimo. Non so come andrà a finire con lei e ciò mi corrode il fegato, lo stomaco mi si contorce, mi brucia la gola e il viso lacrima lacrime salate.

Ma questo a voi non interessa.

Dicevo, la giornata era già partita male stamattina, l'ansia di non vederla, di non sentirla... in poche parole è iniziata a merda. Facevo colazione, ero in ritardo, butto via il tè, cosa per me rarissima visto quanto apprezzo la suddetta bevanda, ed esco di casa. L'orario era accettabile, sarei arrivato qualche minuto dopo le 8.00, ma nulla di grave visto che solitamente entro alle 7.55.

Non sembrava troppo impegnativa come mattinata (a prima vista). Così, mentre ero sul tram 4 e cercavo spunti e li proponevo al giornale cui scrivo (Mole24), con tutta la tranquillità della mezz'ora di strada che mi mancava per arrivare a mirafiori sud dal centro di Torino, succede un misfatto. Una tipa, una delle 4 che ogni mattina salgono assieme allo stesso orario e siedono sempre allo stesso posto, scivoloso tra l'altro e che mi fissa il più delle volte, vomita!

Buon cielo, curioso guardo per terra e vedo un laghetto di acqua, sarà stata acidità, capita. Tutti i passeggeri impanicati: "per Diana sempre una ne succede su 'sto tram!". Una signora fra poco si faceva inoltre schiacciare la testa tra le porte per guardare il vomito tanto da farsi dire dal marito "ma sei scema?".
E così mentre ero sceso vedevo lei un po imbarazzata, suvvia capita dai.

Fatto sta che aspetto il tram successivo e arrivo a lavoro alle 8.15.
Mi apre subitaneo il vecchio.
-Buongiorno-
-Buongiorno sig. Damiano-
ecco cosa faccio
Mi vado a cambiare e inizio a fare ciò per cui mi pagano, attaccare cavi di rame; altro modo per dire elettricista.
La giornata corre, anche perché sarei uscito, teoricamente, alle 13.00 (dopo aver dato un preavviso di un mese e con tanto di lamentele del vecchio PADRONE-PRINCIPALE-DATORE DI LAVORO, quindi vedevo già la fine della tortura. Ebbene non vi racconto tutto ma arrivo direttamente alle 12.45 ove fremente volevo andare a mangiare per poi uscire. Ma cosa succede? ho collegato un cavo sbagliato, fanculo, non mi capitava da mesi. Morale della favola vado a mangiare in ritardo e dopo aver parlato della mia situazione con la mia donna al mio collega e dopo alcuni suoi consigli, mi accompagna nuovamente al tram "direzione dentista".

Si perché la giornata doveva essere:

  1. dentista
  2. fioraio
  3. fidanzata (o forse non dovrei nemmeno più chiamarla così, non so...meglio che non ci pensi)
Poteva andare tutto liscio? Ovviamente no. In primis promozione vodafone scaduta, in secondo luogo la mia ragazza che dopo avermi mandato un messaggio che non poteva più uscire, intravisto grazie al wi-fi dell'azienda, necessitava una risposta.
Come fare? Scrivere a mia madre no, faceva la notte questa settimana quindi l'avrei svegliata. Allora opto per telefonare alla madre della mia ragazza con l'addebito. INCREDIBILE, risponde. Con fare lesto le chiedo se può avvisare mia madre con un messaggio che ero uscito e andavo dal dentista, avvisare il dentista che arrivo in ritardo e mandare un messaggio a sua figlia (la mia ragazza) di non preoccuparsi se non potevamo vederci ( da quasi un mese....). Diligentemente rispetta ogni compito e mi richiama quando il tutto era completato. 
Bien sure, arrivo dal dentista, finalmente. Dopo avermi anestetizzato il dente che deve devitalizzare, se ne va per 5 minuti; il tempo che l'effetto entri in circolo. 
Ritorna ed io mezzo assopito:
-fra poco mi mettevo a dormire-
-eh, l'anestesia!! no dai scherzo, sarà il lavoro-
-si sicuramente-
-che lavoro fa sig. Grilli?-
-per 8 ore l'elettricista e durante le altre 16 ore cerco di essere un giornalista (si pure nei sogni!!). Scrivo su di un giornale online, Mole24-
il dente centrale è quello devitalizzato
-ah, interessante!-
Aspetta qualche minuto e:
-ma lei se ne intende di computer?-
-beh qualcosa so..-

Taglio e vi dico che sul lettino, con mezza bocca anestetizzata, gli ho messo apposto il pc. Aveva una cazzata per mia fortuna (che userò come ricatto per farmi scalare i soldi della devitalizzazione tirando in ballo che i ripara-pc ciulano troppi soldi). Fa ciò che deve, prendo appuntamento per il 17 (se non ricordo male) ed esco.

Obiettivo primario ritirare i soldi per andare a prendere i fiori che, anche se non potrò darli alla mia donna, devo pagarli ed inoltre devo caricarmi il telefono. Vado alla solita banca all'angolo ritiro 40 sacchi e vedendo dall'altra parte della strada un tabaccaio compro una ricarica da 10€. Dopo poco mi salta all'occhio una scatola con scritto RISIKO........ho sempre voluto giocarci, giro la scatola, guardo il prezzo, 9,90, lo compro.

Da buon idiota cosa faccio? non è che mentre mi dirigo dal fioraio scendo alla fermata esatta, no, mi dimentico che sto andando dal fioraio!! Arrivo fino a Porta Nuova e da li prendo il 68 per arrivare in corso Racconigi e prendere i fiori, allungando di 3 quarti d'ora il viaggio. Salito sul bus, dopo un po di strada mi accorgo che il 68 faceva un percorso insolito e per fortuna scendendo di corsa ravvedo il mio cammino. Viaggio stimato "15minuti". Ma poteva andare tutto liscio? No. Si mette a piovere. Estraggo l'ombrello a mo' di cavaliere e cammino a passi svelti. Il tempo che arrivo dal fioraio oramai la pioggerellina è divenuta un'acquazzone, e io ho già i piedi bagnati, cosa che odio più di qualsiasi altra. 

le 5 rose rosse
Arrivato dal fioraio, acquisto i fiori, mazzo stupendo, ed esco. La pioggia ed il vento erano un tutt'uno. Non si vedeva un bene emerito. Così aspettai un po' sotto di un balcone ma dopo un po' mi scocciai e camminai verso la fermata più vicina. Nel frattempo vidi alla mia destra un negozio che vendeva pizza e farinata. Entrai. Da subito c'era qualcosa di strano, i biglietti da visita erano in cinese, la commessa vietnamita e i clienti idem. Era un negozio di specialità etniche. Non bado a nulla e le dico "una fetta di farinata". Nel frattempo la sciocchina della commessa non continua a dialogare dolcemente con la sua amica? Io ero già impaziente ed avevo paura di perdere il bus, così fatalità mi girai e vidi un cazzo di bus di fronte al negozio con le porte aperte. In 4 e 4-8 dissi:
biglietto da visita negozio orientale
-presto la farinata che perdo il bus-
-subito signore un attimo!-
-mi dia sta cazzo di farinata santi numi!-
Le lanciai i 5€, che finirono tra l'altro in mezzo alla pizza sottostante, quando in realtà il tutto faceva 2,58€ e afferrata la farinata corsi e mi infilai nel bus. Giratomi, vedevo la commessa che mi faceva gesto di ritornare per il resto ed io alzando la mano le risposi con un "like".

la pioggia
La pioggia era divenuta incessante, i vetri del bus colavano acqua ovunque ed io tranquillo mangiavo la mia farinata con il rischio di strozzarmi perché la sera prima non mi ero riempito la bottiglia dell'acqua, maledetta pigrizia. Guardavo nel frattempo i passeggeri che guardavano vicendevolmente i fiori, 5 rose rosse, bellissime. Ma ad un certo punto uscii dal mio torpore e stranamente mi accorsi che il mio presunto "55", era dove non doveva essere.

bus 56 
Mi avvicinai all'autista:
-scusi che pullman è?-
-tu cosa dovevi prendere?-
-il 55!-

Lui con fare di diniego corruccia la fronte e mi dice:
-no-
-come no? che bus è buon cielo??-
-questo è il 56-

Porca vacca maiala. Dopo ancora qualche fermata scendo dal bus e vado nuovamente verso la metro scendendo dall'ascensore di Porta Susa.
Giustamente non poteva andare tutto per il meglio, no. Il lettore al tornello per 10, e dico 10 volte di fila non volle sentire ragioni nel leggermi la tessera del bus. Alla fine riuscii a passare tra le lamentele degli altri utenti:
-eh sta cazzo di GTT che ci ruba i soldi-, soprassediamo.
le scalinate della metro

Il viaggio stava volgendo al termine. Avevo già preso il 4 che dopo 5 minuti di percorso, BZZZ BZZZ BZZ (ma chi cazzo è ora??), guardo lo schermo "PADOVAN GIOVANE" ovvero il figlio del principale, il vecchio di poco fa.
-DAMIANO-
-(cazzo ti urli??) si?-
-domani devi andare a Voghera e DEVI essere in ditta per le 7. VA BENE??-
-si perfetto.



Penserete che la giornata sia terminata qui, e invece no, ho avuto persino modo di farmi rodere lo stomaco...ma lasciamo stare. Ora mi darò daffare su di un articolo che tratta i bocconi avvelenati "dedicati" ai nostro amici a 4 zampe. 


Vorrei tirare le somme, ma lo lascio fare a voi. rileggete velocemente e contate quante cose mi sono andate storte in una sola giornata (includendo la bottiglia dell'acqua vuota!)

Un'epopea, un'epopea si.

Damiano Grilli













sabato 24 maggio 2014

Essere positivi, lacrime inutili

Il post di prima non era melodrammatico, peggio.
Era pieno di sconforto e tristezza, lo so, e nessuno ha voglia di leggere di "paranoie e suicidi"; potrei usarlo come titolo di un libro a pensarci bene.

Ribatto alcune righe per dire una cosa semplice. Abbattersi non serve a nulla. Si può e si deve piangere ovunque. Su un tram, il 15 ad esempio o il 4; in macchina mentre gli schiavisti ti mandano a prendere del materiale e credono di disporre della tua vita solo per i soldi (ah già, io sono fortunato che lavoro!!); al cesso; in camera; nel proprio cuore.
 Nel proprio cuore. E' brutto, davvero è davvero brutto versare lacrime di sangue e sentimenti soprattutto sapendo di avere sulle proprie spalle la pendenza ed il greve di tutta la situazione.
Ovvero, chi è causa del suo mal pianga se stesse.
Giustissimo. Ma dopo, perché c'è un dopo, le cose devono cambiare, devono prendere una svolta. Tutto dipende da voi. Qual è il vostro obiettivo? Il vostro obiettivo è A? allora fate in modo di ad arrivare ad avere A. E' B? fate nello stesso modo. Come? Trovate la forza in qualcosa. In quel A ad esempio.
Agite e migliorate, agite e cambiate in modo da essere un altra persona. Una persona che abbatte i propri difetti in nome di un qualcosa di migliore...di un sentimento...a caso...l'amore ecco per esempio.

Non voglio far svenare nessuno per i miei scritti angosciosi e patetici. Potrei parlare come "bucoschi" e spezzare l'amore in "le donne son tutte troie e se ne perdi una tanto di guadagnato: non ti amava". Non funziona cosi. Odio profondamente chi dissacra l'amore e quindi per primo odio me stesso.
Non tanto perché l'amore in senso lato è il più grande dei sentimenti, ma perché è l'unico che se arso, può rinascere dalle sue ceneri come l'Araba Fenice.
Quindi si alla positività. Che se si vuole dimostrare una cosa, le lacrime non servono ad un cazzo (presa in prestito da "bucoschi").

D.G.

Diario (di un) muto


Questo doveva essere una sorta di diario di viaggio. Si una sorta perché come sempre sono un casinista e il mio "ipotetico diario" divenne a suo tempo, un meltin pot di idee, opinioni, sentimenti, poesie e messaggi per la mia donna.

A distanza di tempo rileggo alcuni post e mi spavento, non posso essere stato io. No.
Non ho messo diritti d'autore ne alcuna altra cosa. Penso che i sentimenti siano un flusso, e chi sono io per interrompere il flusso che le mie parole potrebbe coadiuvare tra due amanti?
Non sono nessuno. Sarei la persona più felice del mondo se le parole che dedicai alla mia lei, fossero causa di amore perpetuo. Cosa che sono solo riuscito a scrivere su di una fottuta tastiera senza scotch e sigaretta stile Arturo Bandini ma con un cazzo di tè nero che ho dovuto supplicare a mia zia, ad una chiavetta internet che va a 32k perché "chi gode prima non gode dopo" e il telefono. Un telefono oramai senza vita.
Un telefono che a guardalo bene non è mio, non è mai stato mio. Fu trovato, mi fu regalato, lo ruppi lo riparai ma...non è mio. Che cazzo centra 'sto discorso? Lassa stè, non ne ho idea.

Per essere un diario muto direi che il suo lavoro lo sta facendo. Da mesi non scrivevo un cazzo. Vena creativa morta? No. Se uno non scrive qualcosa per dire qualcosa allora anche i suoi testi sarebbero morti. Sinceramente non mi voglio annoverare tra i presunti letterari/blogger/giornalisti/giornalai che pretendono di sapere. Io non so un cazzo. Ma veramente.. Ogni giorno mi scopro più ignorante. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo e rimango affascinato da quando bello è il mondo che ho l'opportunità di vivere e rovinare. Bellissimo.
L'ultima volta che ricordo sapere tutto, fu in......2 superiore? Forse.. non rammento a sufficienza. Alla mia sparata "in Giappone ci stanno un miliardo di persone", il prof che mi riteneva un cazzaro ma che mi voleva bene (credo) se ne venne il giorno successivo apposta in classe per smerdarmi davanti a tutta la colonia di pirlotti formata dai miei compagni (ora tutti persi per la loro strada).

Non sapere in parte è una soddisfazione, perché se uno sapesse tutto e poi non potrebbe fare nulla sarebbe più inutile di chi non sa ma che magari qualcosa può. Morale della favola voglio scrivere quando ho qualcosa da dire ed ora più che a parole mi sento di parlare tramite dei tasti che consumati diventano lucidi  alla luce della lampada.

L'incenso mi inebria la mente.
L'incenso che mi ha dato lei.
Mi voleva stregare,
c'è riuscita.
La volevo amare,
ho sbagliato tutto.

Uno che sbaglia non merita niente se non la pena di rendersi conto che piangere davanti ad un monitor è da sfigati (passatemi il termine) e non risolverà mai nulla nella vita.

Ora premerò pubblica, in alto a destra.
Condividerò.
E le persone leggeranno. Chi per sfizio, chi per curiosità.
Potevo risparmiare della spazzatura in più online ma è più forte di me, devo dire, devo dire ciò che le labbra non riescono. Devo creare quei sentimenti che occhi azzurri e alle volte grigi tradiscono in smorfie di paura e tristezza. Va tutto bene? Va tutto da Dio. E che quest'ultimo mi aiuti.

D.G.

Retaggi di un passato incontaminato

Siamo complessi.

In primis facciamoci questa premessa, sennò è poi ovvio che tutto va a finire a puttane.

Ebbene, magari già lo sapevate, ma meglio eccedere che deficere, soprattutto in questi casi, quando la personalità che ci forma (ma perché parlare in plurale?), o meglio che mi forma, si impegna in una trasformazione radicale.

Trasformarsi. A proposito di trasformazioni mi viene in mente La metamorfosi di Kafka che non ho mai letto, ma quasi certamente, in modo lato, rispecchierebbe la spiacevole sensazione che mi lega ad un problema interno, spirituale; un problema che mi uccide prima ancora di aprire la bocca e darmi la possibilità di confronto con gli altrui pensieri.

Soprassedo, meglio non dire niente di disdicevole sul proprio conto, soprattutto quando si scrive per un giornale e si è quindi alla mercè di "un chicchesia".

Tutta questa pappardella per cosa? Ebbene (ed è già la seconda volta, ma adoro dire "ebbene"), siamo umani, siamo fatti di molecole e amore. Un connubio unico che trova sede nella parte più profonda del nostro corpo. Cervello, cuore? No. Stomaco. Li è il centro del nostro essere vivi. Li quando stiamo male il tutto ci mette sottosopra, non abbiamo più fame per la paura di vai a capire cosa.

Un passato senza questi sentimenti è un passato di felicità incondizionata.

Un passato con queste esperienze è un passato di sofferenze, belle e buone sofferenze.
Mi ci aggrego.
Meglio un passato di sofferenze che un passato incontaminato da telefilm.

E la trasformazione è doverosa per capire i propri sbagli, i propri cambiamenti. E' necessaria per capire noi stessi e relazionarci di conseguenza al mondo esterno.

Ho scoperto di essere un bastardo, egocentrico, sfruttatore ed egoista essere.
Voglio cambiare, sto cambiando.

D.G.


Quattro mura

Quattro mura,
una finestra.
Un cielo azzurro 
e nuvole bianche.

Vedo uccelli passare,
dove vanno?

Vedo la strada,
macchine fanno su e giù;
io sono qui,
dove vanno?

Abbasso la serranda,
mi chiudo nel buio.

La luce non entra,
ma ciò non cancella.

Nulla cancella il ricordo 
di ciò che ho visto.

Io so,
io ho visto.

Io so e ho visto.

Io ho visto.
Io non posso dimenticare.

D.G.

Qui non c'è nulla

Qui non ci sono rondini.
Qui non ci sono grandi onde, 
a infrangersi sul parapetto.
No. 
Qui ci sono prati.
Qui ci sono prati e ricordi.
Qui c'è il mio passato.
Qui ci sono io.
Basta.

D.G.