sabato 24 maggio 2014

Diario (di un) muto


Questo doveva essere una sorta di diario di viaggio. Si una sorta perché come sempre sono un casinista e il mio "ipotetico diario" divenne a suo tempo, un meltin pot di idee, opinioni, sentimenti, poesie e messaggi per la mia donna.

A distanza di tempo rileggo alcuni post e mi spavento, non posso essere stato io. No.
Non ho messo diritti d'autore ne alcuna altra cosa. Penso che i sentimenti siano un flusso, e chi sono io per interrompere il flusso che le mie parole potrebbe coadiuvare tra due amanti?
Non sono nessuno. Sarei la persona più felice del mondo se le parole che dedicai alla mia lei, fossero causa di amore perpetuo. Cosa che sono solo riuscito a scrivere su di una fottuta tastiera senza scotch e sigaretta stile Arturo Bandini ma con un cazzo di tè nero che ho dovuto supplicare a mia zia, ad una chiavetta internet che va a 32k perché "chi gode prima non gode dopo" e il telefono. Un telefono oramai senza vita.
Un telefono che a guardalo bene non è mio, non è mai stato mio. Fu trovato, mi fu regalato, lo ruppi lo riparai ma...non è mio. Che cazzo centra 'sto discorso? Lassa stè, non ne ho idea.

Per essere un diario muto direi che il suo lavoro lo sta facendo. Da mesi non scrivevo un cazzo. Vena creativa morta? No. Se uno non scrive qualcosa per dire qualcosa allora anche i suoi testi sarebbero morti. Sinceramente non mi voglio annoverare tra i presunti letterari/blogger/giornalisti/giornalai che pretendono di sapere. Io non so un cazzo. Ma veramente.. Ogni giorno mi scopro più ignorante. Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo e rimango affascinato da quando bello è il mondo che ho l'opportunità di vivere e rovinare. Bellissimo.
L'ultima volta che ricordo sapere tutto, fu in......2 superiore? Forse.. non rammento a sufficienza. Alla mia sparata "in Giappone ci stanno un miliardo di persone", il prof che mi riteneva un cazzaro ma che mi voleva bene (credo) se ne venne il giorno successivo apposta in classe per smerdarmi davanti a tutta la colonia di pirlotti formata dai miei compagni (ora tutti persi per la loro strada).

Non sapere in parte è una soddisfazione, perché se uno sapesse tutto e poi non potrebbe fare nulla sarebbe più inutile di chi non sa ma che magari qualcosa può. Morale della favola voglio scrivere quando ho qualcosa da dire ed ora più che a parole mi sento di parlare tramite dei tasti che consumati diventano lucidi  alla luce della lampada.

L'incenso mi inebria la mente.
L'incenso che mi ha dato lei.
Mi voleva stregare,
c'è riuscita.
La volevo amare,
ho sbagliato tutto.

Uno che sbaglia non merita niente se non la pena di rendersi conto che piangere davanti ad un monitor è da sfigati (passatemi il termine) e non risolverà mai nulla nella vita.

Ora premerò pubblica, in alto a destra.
Condividerò.
E le persone leggeranno. Chi per sfizio, chi per curiosità.
Potevo risparmiare della spazzatura in più online ma è più forte di me, devo dire, devo dire ciò che le labbra non riescono. Devo creare quei sentimenti che occhi azzurri e alle volte grigi tradiscono in smorfie di paura e tristezza. Va tutto bene? Va tutto da Dio. E che quest'ultimo mi aiuti.

D.G.

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