sabato 24 maggio 2014

Retaggi di un passato incontaminato

Siamo complessi.

In primis facciamoci questa premessa, sennò è poi ovvio che tutto va a finire a puttane.

Ebbene, magari già lo sapevate, ma meglio eccedere che deficere, soprattutto in questi casi, quando la personalità che ci forma (ma perché parlare in plurale?), o meglio che mi forma, si impegna in una trasformazione radicale.

Trasformarsi. A proposito di trasformazioni mi viene in mente La metamorfosi di Kafka che non ho mai letto, ma quasi certamente, in modo lato, rispecchierebbe la spiacevole sensazione che mi lega ad un problema interno, spirituale; un problema che mi uccide prima ancora di aprire la bocca e darmi la possibilità di confronto con gli altrui pensieri.

Soprassedo, meglio non dire niente di disdicevole sul proprio conto, soprattutto quando si scrive per un giornale e si è quindi alla mercè di "un chicchesia".

Tutta questa pappardella per cosa? Ebbene (ed è già la seconda volta, ma adoro dire "ebbene"), siamo umani, siamo fatti di molecole e amore. Un connubio unico che trova sede nella parte più profonda del nostro corpo. Cervello, cuore? No. Stomaco. Li è il centro del nostro essere vivi. Li quando stiamo male il tutto ci mette sottosopra, non abbiamo più fame per la paura di vai a capire cosa.

Un passato senza questi sentimenti è un passato di felicità incondizionata.

Un passato con queste esperienze è un passato di sofferenze, belle e buone sofferenze.
Mi ci aggrego.
Meglio un passato di sofferenze che un passato incontaminato da telefilm.

E la trasformazione è doverosa per capire i propri sbagli, i propri cambiamenti. E' necessaria per capire noi stessi e relazionarci di conseguenza al mondo esterno.

Ho scoperto di essere un bastardo, egocentrico, sfruttatore ed egoista essere.
Voglio cambiare, sto cambiando.

D.G.


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